Azioni dimostrative

Son stato qualche giorno fa a dare un’occhiata al famoso recinto di filo spinato che la Slovenia ha steso al confine con la Croazia, in zona Primorska.

 

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L’effetto visivo è devastante, una ferita, uno sfregio, alberi cespugli e canne tagliati lungo il torrente per creare una striscia sgombera in cui piantare picchetti d’acciaio a cui è fissato il filo. In certi punti il filo ha lasciato fuori vecchi attrezzi da lavoro, pali da vigna e fili di ferro che erano stati lasciati lì da qualche agricoltore del posto.

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Ma poi si scopre che è tutta una finta. I punti in cui si potrebbe passare sono innumerevoli, i fossi vengono semplicemente scavalcati dal filo e offrono un comodo sottopassaggio per gli eventuali profughi. Altrove i rotoli sono stati tesi in modo tale che le maglie sono larghissime, facilmente attraversabili strisciando e, come ha detto chi era con me, di sicuro una persona che si è fatta migliaia di km scappando dalla Siria o dall’Afghanistan non si fa fermare da uno sbarramento del genere. Ma soprattutto, di punto in bianco la barriera si interrompe.

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Il tratto sfregiato è lungo si e no 1 km, e da lì in poi c’è il solito confine virtuale. Una finta, per compiacere l’opinone pubblica, un’azione dimostrativa per mandare un segnale all’Europa (ma perchè mi ostino a scriverlo con la maiuscola?) e per far colpo sulla stampa nazionale ed internazionale.

E siccome le azioni dimostrative sono importanti, ecco che anche i manifestanti contrari alla recinzione si sono attenuti alle convenzioni: hanno tagliato i fili spinati simbolicamente, in un punto da cui si poteva vedere benissimo la fine della recinzione stessa, il tutto a beneficio della stampa che fotografava l’azione e dei propri comunicati e bollettini interni, immagino.

 

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A poca distanza, una vecchia cabina della dogana dell’immediato post-indipendenza galleggiava in mezzo ai campi come il relitto abbandonato di un naufragio.

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